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“L’ebreo internazionale”, di Henry Ford


Henry Ford è stato, senza alcun dubbio, uno dei più grandi imprenditori del ventesimo secolo. Nato nel 1863 a Dearborn, Michigan, fondò la casa automobilistica che porta ancora il suo nome. Grazie alle sue idee imprenditoriali e alle geniali intuizioni accumulò un patrimonio stimato in 199 miliardi di dollari, divenendo uno degli uomini più ricchi della storia. La mitica Ford T venne prodotta in 15 milioni di esemplari ed è tuttora il modello più venduto della storia. Il suo sogno è sempre stato quello di abbassare il prezzo delle automobili affinché queste potessero essere acquistate da tutti gli americani e non soltanto dalle persone più abbienti. E per ottenere questo risultato inventò un metodo, che porta tuttora il nome di “fordismo”.


henry Ford, l'ebreo internazionale

 

In questo post ed in altri che seguiranno, ci occuperemo però di alcuni aspetti marginali della vita di Henry Ford, meno noti ma comunque molto significativi. Nel 1920 scrisse un libro, intitolato “L’ebreo internazionale” (The International Jew: The World’s Foremost Problem). Non lo ha scritto per un interesse economico, certamente non aveva bisogno di denaro, ma perché voleva sensibilizzare la popolazione degli Stati Uniti su alcuni problemi che lui riteneva essenziali per il futuro del suo paese. Henry Ford non era certamente un uomo influenzabile, faceva sempre di testa sua. Possiamo quindi supporre con ragionevole certezza che quanto ha scritto nel suo libro l’abbia scritto per convinzioni personali. E sicuramente non per sentito dire, visto che era ciò che lui osservava giorno per giorno nel suo paese. Quest’opera oggi verrebbe tacciata di complottista ed Henry Ford accusato di antisemitismo e “istigazione all’odio razziale”, ma questa è un’altra storia.

Quanto riportato in seguito è tratto dal libro “L’ebreo internazionale”. Nella lettura teniamo presente che è stato scritto un secolo fa.

 

L'Ebreo Internazionale - libro completo. PDF




 

1. L’ebreo internazionale: controllo e predominio nel teatro degli Stati Uniti. Henry Ford

 



Il predominio degli ebrei nel teatro degli Stati Uniti

Il Teatro è sempre stato un mezzo efficacissimo per influenzare l'opinione pubblica; un valido alleato per quanti, restando fra le quinte, inculcano le loro idee nelle masse popolari. Non è un mero caso se in Russia i bolscevichi patrocinarono i teatri orientati verso le loro idee, dato che gli effetti del teatro, nel plasmare l'opinione pubblica, sono efficaci quanto quelli della stampa. Nessuno ignora che oggi il Teatro Americano è sotto l'oligarchica influenza giudea. Non solo la direzione dei teatri è ebrea, ma sono ebrei la maggior parte degli attori, dei registi, ed è ebreo il contenuto artistico, e il modo come viene presentato al pubblico. Tutti i giorni si rappresentano nei Teatri degli Stati Uniti opere i cui autori, scenografi e attori sono ebrei. Non sono mai opere d'arte, né si mantengono troppo tempo in cartellone. E' naturale, perché lo scopo degli ebrei non è di avere un successo artistico, né di perfezionare l'arte scenica nazionale, né di creare un pregevole stuolo di artisti. Il loro scopo è finanziario, propagandistico e razziale; cioè essi vogliono far spendere denaro ai non ebrei, sottoponendoli, per giunta, alla loro propaganda giudaica.

Fino al 1885, il teatro americano era stato nelle mani dei non ebrei. In quell'epoca iniziò l'intromissione giudaica e, con essa, la decadenza del teatro come istituzione artistica e morale, decadenza che aumentò progressivamente col crescere dell'influenza ebraica. L'età dell'oro del teatro americano è ormai tramontata. I grandi attori di un tempo sono morti, senza aver lasciato degni successori. Lo spirito nobile ed elevato di un tempo non piace più; non rende. Educare con gli spettacoli non è cosa da ebrei.

Se di tanto in tanto si rappresenta ancora un qualche lavoro sano e onesto, è per fare una concessione ai pochi che ancora apprezzano il buon teatro; la generazione attuale preferisce un altro genere. La Tragedia? Sciocchezze! I temi oggi preferiti sono sempre sensazionali, stupidi, volgari, degradanti, negativi. Per l'impresario ebreo la merce che si vende meglio è la carne femminile, possibilmente seminuda. Le modificazioni che gli ebrei hanno introdotto nel teatro americano, e che tutti possono facilmente constatare, si manifestano sotto quattro aspetti.

In primo luogo l'ebreo ha dato la preferenza alla grandiosità meccanica, sopprimendo così l'azione e l'ingegno umani. Lo scenario, invece di cooperare al successo dell'opera artistica, ha acquisito un proprio significato preponderante. Il grande attore non ha alcun bisogno di grandi meccanismi scenici, ma gli attoruncoli, che interpretano i lavori ebrei, non ne possono fare a meno. Lo scenario è in realtà tutta l'opera. Perciò l'ebreo ama investire il suo denaro in legno, stoffe, colori, luci e altri accessori, trasformando il teatro in uno spettacolo indegno, senza arte né idealismo.

In secondo luogo, l'ebreo rivendica per sé il merito di aver introdotto nei palcoscenici il sensualismo, fatto di procacità, e tipico dei caffè-concerti di infima categoria. Le insinuazioni, le situazioni scabrose, la crudezza delle scene, la nudità di uomini e donne, denotano uno studio dell'arte di degradare l'uomo; di idee, invece, neanche l'ombra.

La terza conseguenza dell'invasione giudaica nel teatro americano, consiste nella introduzione dello Star System, con i suoi divi, assi e stelle. Questi ultimi anni ci hanno fatto conoscere un'infinità di queste Star, che brillano solo grazie alla pubblicità fatta loro dai Trust teatrali. Mentre prima gli artisti giungevano alla celebrità  grazie al favore del pubblico, oggi la raggiungono, come delle saponette, solo tramite una reiterata pubblicità fatta loro dal proprietario del teatro, o dal produttore.

Educare e perfezionare gli artisti, per avere autentiche celebrità, costa tempo e denaro; una buona pubblicità  dà  gli stessi risultati con maggiore rapidità. La quarta ed ultima conseguenza dell'invasione ebraica del teatro americano, è stata la creazione delle Agenzie Teatrali.

Mai come in questi ultimi tempi, si è potuta osservare una corrente più attiva, per obbligare il teatro, dominato dagli ebrei, a servire da strumento per l'apoteosi del giudaismo; ma tutti i tentativi fatti in questo senso, nonostante la vistosa pubblicità, il favore della critica, e le protezioni autorevoli, sono miseramente falliti. Il fulcro della questione teatrale consiste comunque, ancora una volta, nel sapere con quali mezzi sia stato ottenuto questo predominio ebraico, e a quali scopi viene utilizzato.

In primo luogo è un fatto che gli antichi impresari non ebrei morirono poveri, perché il loro scopo principale fu quello di favorire l'arte e i suoi interpreti, e non quello di ottenere grandi profitti. Gli impresari e i proprietari di sale ebrei, invece, si arricchiscono enormemente, perché danno al teatro il carattere di un'impresa strettamente commerciale, ed hanno inventato, fin dal 1896, il Trust Teatrale, che aveva sotto il suo controllo 37 teatri in diverse città americane, potendo così assicurare lavoro alle compagnie per lunghe stagioni. Contro questa organizzazione, e contro il modo usato per l'affitto dei locali, non poterono lottare le compagnie che agivano indipendentemente dal Trust, e che dovettero soccombere e sparire.

Così, fin dal principio del XX secolo, il Trust Teatrale ebreo domina su tutta la linea. Questo trust ha convertito l'arte in una mera questione di danaro, funzionando come un meccanismo commerciale e un'impresa ben diretta. Esso ha soppresso qualsiasi iniziativa artistica, schiacciando senza pietà  i nobili tentativi delle persone di ingegno, eliminando sistematicamente impresari e attori di merito, disprezzando i lavori di riconosciuto pregio artistico, per favorire la popolarità di elementi di dubbio valore, ma ebrei per la maggior parte. Opere drammatiche, teatri e attori furono commerciati come mercanzie. Tutto quanto venne in contatto con il trust ebreo, acquistò subito lo spirito meschino e ristretto che solo nell'ebreo è dato riscontrare.

Prodigo da principio di gentilezze con impresari, autori, attori e critici, il trust non tardò a mutare contegno una volta raggiunto il potere. Se qualche critico onesto tentò di opporsi ai sistemi del Trust, indicando all'opinione pubblica il carattere volgare e il basso livello degli spettacoli, fu bandito dai teatri del trust, e i proprietari del giornale ebbero l'obbligo di licenziarlo, per non perdere i lucrosi annunci che il trust avrebbe altrimenti annullato. Fino a poco tempo fa, il trust possedeva ancora la lista nera dei giornalisti indesiderabili, che non devono trovare posto in nessun giornale o rivista. Ormai non sono più i lavori teatrali che interessano, ma gli edifici dove agiscono le compagnie.

Dalla massa di letterati e scrittori moderni, solo due o tre riescono ad emergere, ma, in cambio, si costruiscono, solo a New York, una dozzina di palazzi destinati a teatri, in cui le poltrone si noleggiano a ore, a prezzi molto alti. Il dio danaro è l'anima dell'intera vicenda; il palcoscenico è una semplice esca per spillare e attirare i quattrini. Il successo artistico non ha nessuna importanza. Lo scopo del trust è quello di fabbricare lavori teatrali, e di costruire teatri, in modo che i capitali investiti in questi affari assicurino il massimo rendimento. Non ci sono che i circoli filodrammatici e i teatri di dilettanti, sparsi negli Stati Uniti, che denotino come, anche nel campo teatrale, si faccia strada in America un movimento antisemita.

 

di Henry Ford

Tratto da: “L’ebreo internazionale”

 


 

2. L’ebreo internazionale: il controllo della cinematografia. Henry Ford

Ricordiamo che quanto segue è tratto dal libro “L’ebreo internazionale”, scritto da Henry Ford nel 1920. In questa parte del libro l’autore si sofferma sul controllo della produzione cinematografica che, all’epoca, iniziava a fare i primi passi. Henry Ford dimostra di comprendere molto bene il grande potenziale del cinema nel condizionamento e nella formazione del pensiero delle masse.

Oggi come allora, l’intera cinematografia occidentale è controllata dagli ebrei. Non solo Hollywood.



Il controllo della cinematografia da parte degli ebrei

Non si può affermare con assoluta certezza, che i produttori ebrei di pellicole cinematografiche favoriscano coscientemente, spinti dai difetti o, a seconda dei punti di vista, dalle qualità innate della loro razza, tutto ciò che è abbietto, banale, laido, violento, spiritualmente dannoso; ma è innegabile che il loro gusto da latrina e il loro carattere da pozzo nero, differiscono fondamentalmente da quelli degli altri popoli. Attualmente il popolo americano si trova di fronte al pericolo cinematografico, così inerme come lo è di fronte alle altre forme dell'eccessivo predominio ebraico.

Le pellicole diventano ogni giorno più violente, immorali, delittuose e, a loro difesa, si adduce il profitto stratosferico che esse portano. La situazione dell'industria cinematografica negli Stati Uniti è la seguente:

Nove decimi della fabbricazione di pellicole sono concentrati nelle mani di dieci grandi consorzi, stabiliti a New York e a Los Angeles, ognuno dei quali possiede un certo numero di consorzi secondari, sparsi in tutto il mondo. Questi consorzi dominano in modo assoluto il mercato mondiale, con un'organizzazione perfettamente centralizzata. L'85% di questi consorzi è in mano agli ebrei, come pure ebrei sono la maggior parte dei proprietari di cinematografi, per cui, alle fabbriche di pellicole non consorziate, non rimane che un mercato limitatissimo.

Le pellicole buone, anche se vengono prodotte, hanno scarsissime possibilità di arrivare fino al pubblico, e non riescono a collocare la loro produzione. Le pellicole ebraiche, inoltre non presentano affatto l'immagine reale della vita americana e degli americani, e sono quindi perniciose soprattutto per gli spettatori stranieri, che credono che l'America sia quella che si vede nei film prodotti e girati dagli ebrei: un luogo di falsità, delitti, violenze sessuali, criminalità di ogni tipo. E' fuori di dubbio, che gli ebrei impongono la loro immonda volontà ai fabbricanti di pellicole, e li obbligano a produrre immondizia psichica e contagio spirituale per i non ebrei; ma questi, se vogliono ottenere che le cose cambino, devono decidersi ad attaccare fermamente il problema della razza ebrea, che domina completamente il cinematografo. Si tratta di estirpare il male alla radice.

Il Cinema ebreo attira le masse, esercita un'influenza deleteria sui loro spiriti, e ne dirige i sentimenti e le idee nella direzione deleteria voluta dai controllori finanziari degli intellettuali; anch'essi ebrei. Diamo un'occhiata alle persone la cui influenza predomina nelle grandi Compagnie cinematografiche. Alla testa della Famous Player figura Adolf Zukor, un ebreo ungherese. Questo figuro, che prima era un trafficante di pellicce, che andava offrendo di porta in porta, oggi è immensamente ricco, ed è un personaggio influentissimo nell'industria mondiale cinematografica. Il capo della United Artists Corporation, si chiama Hiram Abrams, cominciò come venditore di giornali, e fu poi impresario di un locale in cui si esibivano e vendevano fotografie pornografiche.

La Fox Film Corporation è diretta dall'ebreo ungherese William Fox, alias Fuchs, che cominciò anch'egli la carriera di impresario di generi pornografici, dopo essere stato commesso in una tintoria. Marcus Loew o Levi, capo della Metro Picture Corporation, è un altro individuo dal passato poco limpido, e dirige personalmente una catena di 105 cinematografi. Ha sotto il suo controllo otto compagnie cinematografiche sparse in tutto il mondo.

Carl Laemmle dirige l'Universal Film Company. Laemmle è il nome della madre; il padre si chiama Julius Baruch, ebreo oriundo tedesco. Fino al 1906, fu proprietario di un negozio di confezioni.

Con ciò abbiamo dimostrato che gli uomini attualmente a capo dell'industria cinematografica, sono stati prima straccivendoli, impresari di infima categoria, o semplici operai del ghetto, ma non sono le umili origini a darci pensiero; è il fatto che sarebbe una chimera pretendere da costoro un concetto artistico e spirituale del teatro cinematografico. Il piccolo proprietario dei cinematografi è del tutto estraneo ai difetti della produzione, perché acquista le pellicole che proietta, come un qualsiasi altro commerciante. Non solo, ma non ha nemmeno libertà di scelta, e deve prendere quello che gli danno. La propaganda cinematografica viene adoperata soprattutto contro le comunità religiose non ebree. Un rabbino non apparirà mai sullo schermo, se non come una figura della più alta dignità, in modo da impressionare favorevolmente il pubblico.

Il sacerdote cristiano è invece esposto ad ogni sorta di umiliazione, dalla ridicola comicità alla più criminale malvagità, nell'intento di distruggerne il rispetto, con degradanti caricature. Il cinematografo serve anche, consciamente o meno, come anticamera o prova generale per avvenimenti pericolosi per la nostra vita sociale. Le rivoluzioni non cadono dal cielo, ma debbono essere concepite e preparate; non rappresentano la sommossa spontanea della massa, ma l'opera premeditata e accurata di determinate minoranze. Non c' è mai stata una rivoluzione fatta dal popolo. Ma quando si vuol fare una rivoluzione, se ne prepara l'atmosfera con dimostrazioni, tumulti artefatti, e idee che possono venire veicolate egregiamente dal cinematografo: educatore delle masse. Il cinematografo è diventato una scuola di perversione nefasta, che infetta la società umana, insegnando, nei particolari, le tecniche di assassinio, furto e distruzione.

Nonostante tutte le proteste, la pericolosa scuola ebraica continua a funzionare liberamente, e ispira, con sentimenti violenti e immagini devastanti, la cronaca dei fatti criminali. Il programma cinematografico ebreo comprende diverse tappe nel suo sviluppo. Una di esse è la partecipazione, ogni giorno maggiore, di notissimi autori non ebrei al servizio della propaganda ebraica. Si è cominciato con l'adattare al cinema alcune loro vecchie opere, e ora essi iniziano a scrivere espressamente per lo schermo.

L'ambizione, il desiderio di conservare buone relazioni con i Re della Mecca del cinema, e il denaro, sono motivi più che sufficienti a spiegare simili conversioni, e tali risultati. Sotto l'influenza di questi moventi, non è difficile che si giunga a concepire l'antisemitismo come una detestabile ignominia, e ad entusiasmarsi per gli ebrei. Questo asservimento a Giuda spiega la ragione di molti avvenimenti cinematografici, che, diversamente, sarebbero rimasti avvolti in un segreto impenetrabile.

 

di Henry Ford

Fonte: “L’ebreo internazionale”



 

3. L’ebreo internazionale: il controllo della stampa e delle informazioni. Henry Ford

Ricordiamo che quanto segue è tratto dal libro “L’ebreo internazionale”, scritto da Henry Ford nel 1920. In questa parte del libro l’autore si sofferma sul controllo delle informazioni e della stampa esercitato dagli ebrei, soprattutto negli Stati Uniti. Ford sostiene che gli ebrei sono razzisti e che utilizzano le informazioni soprattutto per trarne profitto e condizionare l’opinione pubblica, non certo per diffonderle.

Anche in questo caso, oggi come allora, il controllo della stampa e dei mezzi d’informazione statunitensi è saldamente in mano alla comunità ebraica americana. Ford si sofferma anche su un noto fatto storico, il cui protagonista è Nathan Rothschild, accaduto dopo la battaglia di Waterloo.

 

l'ebreo internazionale, il controllo dei giornali e delle informazioni

 

Il predominio ebraico nella stampa mondiale

La razza ebrea ha sempre avuto un'idea ben chiara dei vantaggi che si possono ricavare dalla stampa, la quale costituisce uno dei che determinano il suo predominio. Conoscere le notizie prima degli altri, sapere quello che accadrà, prima che lo sappiano i non ebrei, è stata sempre una loro prerogativa, resa più facile dalla stretta coesione dei propri gruppi e comunità. Da molto tempo, ormai sono essi i più astuti diffusori di notizie, così come sono stati gli inventori delle note informative. Gli ebrei non hanno mai avuto l'intenzione di divulgare le notizie, ma hanno preferito sempre serbarle in segreto, fra di loro, per ricavarne tutto il profitto possibile. Per molti secoli sono stati il popolo meglio informato del mondo intero, ed hanno sempre avuto spie dappertutto, per il profitto della propria razza.

Un esempio interessante e storico dello sfruttamento delle notizie a proprio vantaggio, è costituito dalla carriera di Nathan Rothschild, di Londra. Questo banchiere aveva basato tutti i suoi piani finanziari sul presupposto che Napoleone, in quel tempo esiliato all'Isola d'Elba, fosse eliminato definitivamente dalla politica europea. Invece Napoleone tornò, e durante i Cento Giorni del suo ultimo governo, nel 1815, sembrò che tutto l'edificio finanziario innalzato dai Rothschild dovesse crollare definitivamente. Nathan aiutò con tutti i mezzi la Prussia e l'Inghilterra contro Napoleone, e quando l'esercito francese e quello degli alleati si trovarono di fronte a Waterloo, nessuno come lui ebbe maggiore interesse nella vittoria di questi ultimi. Nathan era un vigliacco che temeva il sangue, e tremava al minimo accenno di violenza; eppure il suo interesse nella battaglia, da cui dipendevano la sua esistenza e la sua fortuna era tale, che corse in Belgio, e seguì l'esercito inglese, per seguire le fasi della battaglia.

Certo della vittoria inglese, abbandonò in fretta il campo, si recò a Bruxelles, di lì ad Ostenda, dove imperversava un tale temporale che nessuna nave osava partire per l'Inghilterra. Ma Rothschild, dimentico di ogni sua paura, al pensiero di quanto avrebbe potuto guadagnare alla Borsa di Londra, giunse a pagare 2000 franchi per essere trasportato sull'altra sponda. Arrivarono mezzi morti, ma il barone proseguì per Londra senza perdere un minuto e senza lesinare quattrini. L'Inghilterra era costernata dalle cattive notizie.

La mattina del 20 giugno 1815, quando Nathan Rothschild apparve in Borsa, nessuno sospettava ciò che egli sapeva. L'ebreo appariva stanco e pallido e si attribuì il fatto alle cattive notizie che doveva aver ricevute. Egli vendeva tranquillamente i suoi titoli e le quote scesero vertiginosamente alla notizia. Il panico prese la Borsa e tutti si precipitarono a vendere i titoli di Stato. Frattanto, gli agenti segreti di Rothschild compravano tutto quello che veniva venduto nei giorni 20 e 21. Le casseforti di Rothschild erano ricolme di titoli. Quando giunse la notizia della vittoria di Wellington, Nathan Rothschild aveva guadagnato 40 milioni di sterline, per il solo fatto di essere stato il primo a conoscere quella notizia di attualità.

Gli ebrei, con la loro influenza, sono riusciti a sopprimere quasi tutte le pubblicazioni che hanno creduto conveniente sopprimere. Fino a che punto domina l'influenza ebraica sulla stampa? Basta vedere ciò che succede ogni volta che su giornali o riviste appare la parola Ebreo.

Sarebbe interessante osservare la lista dei giornali che osarono occuparsi della questione ebraica, e che poi dovettero fallire. Quando il vecchio Barone Mosès Montefiore disse un giorno a Cracovia:

Finché non avremo la stampa del mondo intero nelle nostre mani, saranno inutili i nostri sforzi; dobbiamo dominare e influenzare il giornalismo mondiale per allucinare i popoli e ingannarli. Sapeva bene ciò che voleva dire.

Al gran pubblico si mostrano coincidenze fortuite, ma non ciò che si trama nell'ombra, e il popolo non viene mai a sapere la ragione di certi avvenimenti, che pure lo interessano direttamente. Ma questa ragione è perfettamente conosciuta in certi circoli, i quali però si guardano bene dallo stamparla. La questione del predominio ebreo sulla stampa degli Stati Uniti, si potrebbe illustrare chiaramente indicando il numero dei giornali di proprietà ebraica, di quelli che subiscono l'influenza ebraica, e il numero dei giornalisti ebrei che, nella maggior parte degli Stati, determinano il modo di pensare dei lettori americani non ebrei.

Per l'ebreo internazionale non c'è nulla di più temibile della verità sulla sua natura, o sui suoi piani segreti; basta un lieve accenno a questa verità per allarmarlo, e farlo strepitare all'antisemitismo. Per questo, l'unica difesa reale contro la nera onda dell'ebraismo montante a dittatura globale, è la Verità: la comprensione che non sempre le apparenze corrispondono al reale, e che l'antisemitismo è utile soprattutto e in primo luogo agli ebrei stessi. La dottrina sull'antisemitismo, necessario come fattore di coesione e di ordine fra gli ebrei, e sulla necessità  di crearlo e coltivarlo fittiziamente laddove già non esista spontaneo, si trova nell'insegnamento di molti precettori ebrei antichi e moderni.

Negli Stati Uniti abbiamo avuto, in questi ultimi cinque anni, una amministrazione dominata dal giudaismo, e l'amministrazione della guerra è stata affidata ad un Governo dentro il Governo: un Super Governo completamente ebreo. La forza politica ebraica alligna, nella sua influenza, sulle cuspidi dei poteri pubblici, e gli ebrei, che rappresentano una minoranza politica, sono divenuti così una maggioranza per il loro potere di influenza: governano e se ne vantano.

La miglior prova del predominio ebreo in politica, è data dalla paura che tutti mostrano nel parlare degli ebrei, con la stessa naturalezza con cui si parlerebbe, ad esempio, degli armeni, dei tedeschi, dei russi o degli indostani.

Cosa significa questa cautela a priori, se non che si riconosce l'esistenza del potere ebreo, e i mezzi crudeli con cui lo si applica? Solo dal terrore può nascere un odio così veemente contro gli ebrei, e solo una razza moralmente inferiore, può vedere, nella paura e nell'odio che essa provoca, una convenienza a trarne profitto. L'ebreo non ha nulla del superuomo, anche se si atteggia a tale; è astuto, perseverante, e la sua ideologia razzista gli permette di fare cose moralmente disgustose per altre persone, ma, a parità di condizioni, non possiede superiorità alcuna; semplicemente gioca con carte truccate ed è fondamentalmente un baro che truffa gli altri giocatori.

Quando la gente saprà con quali mezzi l'ebreo conquista la forza, e come raggiunge il potere politico, l'ebreo ridiverrà ciò che è ed è sempre stato: uno squallido e tenebroso farabutto; un laido affarista senza scrupoli.

 

Henry Ford

Fonte: “L’ebreo internazionale”



 

4. L’ebreo internazionale: il controllo degli Stati Uniti. Henry Ford

Quanto segue è tratto dal libro “L’ebreo internazionale”, scritto da Henry Ford nel 1920. In questa parte del libro l’autore si sofferma sul controllo generale che gli ebrei esercitavano nel 1920 sull’economia degli Stati Uniti. All’epoca di Henry Ford tale controllo era esteso e capillare, oggi possiamo dire che è totale e riguarda ogni aspetto economico, politico, culturale e finanziario del paese.

ebreo internazionale di henry ford: controllo totale dell'economia e delle istituzioni

Il predominio degli ebrei

L'ebreo è un enigma mondiale. Per quanto la sua massa sia povera di numero, domina ciò nonostante il mercato economico e affaristico del mondo intero. Negli Stati Uniti, quasi tutto il commercio all'ingrosso, i Trust e gli istituti bancari, le ricchezze del sottosuolo e i principali prodotti dell'agricoltura, specialmente tabacco, cotone e zucchero, si trovano sotto l'assoluto dominio dei finanzieri ebrei o dei loro agenti. Anche i giornalisti ebrei rappresentano una forza estesa e onnipotente.

Secondo quanto afferma l'Enciclopedia Ebraica, un gran numero di industrie poderose si trova nelle mani di industrie ebree, anche se molte di esse, se non addirittura la maggior parte, figurano sotto ragioni sociali non ebree. La parte più importante della proprietà urbana è in mano agli ebrei; ebrei sono coloro che predominano nella vita teatrale e quelli che dirigono con assoluta egemonia tutta la vita informativa del Paese.

Numericamente inferiori a qualunque altra razza, dispongono giornalmente di una pubblicità vastissima, e sempre favorevole ai loro interessi. Ciò non sarebbe possibile se non fossero essi stessi a manovrarla a loro piacimento. Warner Sombart, un dotto filo-semita, nella sua opera Giudaismo e vita economica, dice che se le cose d'America seguiteranno a svolgersi come nell'epoca attuale, di qui a 50-100 anni gli Stati Uniti appariranno come un paese abitato esclusivamente da Negri, Schiavi ed Ebrei, e dove gli ebrei, naturalmente, saranno diventati i padroni assoluti di tutta la vita economica.

Come ha fatto l'ebreo a raggiungere un tale predominio? Contro tre milioni di ebrei vi sono 97 milioni di non ebrei, e il loro predominio non rappresenta altro che un'estensione territoriale del predominio finanziario ebraico già esistente oltre oceano. Cominciamo dalle origini. Un ebreo non si arricchisce mai a spese di un altro ebreo, ma a spese dei popoli non ebrei in mezzo ai quali vivono: la legge mosaica permetteva all'ebreo di trafficare con gli stranieri, ma in nessun caso con il suo prossimo di razza ebraica.

La loro Legge degli stranieri diceva: allo straniero presterai con usura, in nessun caso dovrai fare altrettanto con il tuo prossimo. Nel corso di molti secoli gli ebrei ebbero le migliori occasioni per praticare quella legge fondamentale. L'ebreo preferì sempre essere mercante improduttivo, nomade e avventuriero, e andò in Cina e nel resto del mondo fin dai tempi remoti.

In Inghilterra apparvero all'epoca dei Re sassoni; ebrei furono coloro che nel 1492 fondarono la prima fabbrica di zucchero in Santo Tomas; ed erano già stabiliti in Brasile quando lungo le coste del continente settentrionale esistevano solo alcuni miseri villaggi. La loro costante penetrazione è comprovata dal fatto che il primo banco nato nella Georgia fu di un ebreo: Isacco Minis. La loro abilità nell'inventare costantemente nuovi metodi di usura, li aiutò a raggiungere la posizione di padroni della finanza mondiale.

Molti strumenti di giro e di credito furono inventati da commercianti ebrei, non solo per le transazioni fra di loro, ma soprattutto per abbagliare i non ebrei coi quali trafficavano. La cambiale, i documenti al portatore, e l'assegno a vista, sono invenzioni ebraiche. La tendenza ebraica è sempre stata di trafficare preferibilmente con merci e non con persone, e un'altra loro istituzione è la Società Anonima, la società per azioni, che fa apparire con un nome non giudaico imprese dominate interamente dal capitale ebreo.

L'ebreo è l'unico vero capitalista internazionale, ma non ama proclamarlo ai quattro venti, e preferisce servirsi delle Banche e dei Trust non ebraici come suoi agenti e strumenti. Anche l'invenzione della Borsa è un prodotto del talento finanziario ebraico. A Parigi, Berlino, Londra, Francoforte e d'Amburgo, gli ebrei esercitavano un'influenza assoluta sulle prime Borse, e Venezia e Genova appaiono nelle antiche cronache col nome di città ebraiche, nelle quali si potevano realizzare le più grandi transazioni commerciali e bancarie. La Banca di Inghilterra fu fondata per consiglio e aiuto di ebrei olandesi immigrati; le Banche di Amsterdam e di Amburgo debbono la loro origine ad influenze ebraiche.

Quando gli ebrei vivevano in Spagna, la Spagna era il centro mondiale dell'Oro; espulsi gli ebrei essa perse quell'egemonia. Non soltanto si stabilirono in ogni angolo della terra ma conservarono sempre intimi contatti fra loro, tramite la comunione del sangue. Molti scrittori medioevali non riuscivano a spiegarsi come mai gli ebrei fossero costantemente al corrente degli avvenimenti europei, prima degli stessi Governi, avendo da ciò un incalcolabile vantaggio nelle loro speculazioni finanziarie.

Le informazioni anticipate, in tempi in cui le notizie giungevano lentamente, li rese indispensabili come intermediari dei prestiti agli Stati, genere di affari che gli ebrei fomentarono sempre. Queste famiglie di finanzieri furono quelle che, formando una specie di direttorio internazionale, manovravano re contro re, governi contro governi, sfruttavano senza coscienza le rivolte nazionali in corso o le provocavano nel loro esclusivo interesse.

Con l'aiuto dei loro prestiti e le catene del debito gli ebrei sono penetrati in tutte le Corti europee, fra i nobili, e nelle anticamere reali: la tattica giudaica è sempre stata quella del cammino diritto al quartier generale. I popoli non lo interessano, perché egli ritiene il suo superiore a tutti gli altri; gli interessano i nobili e i Re, di cui tiene in mano i cordoni della borsa e che gli sono debitori. Questa tattica procurò ai giudei vantaggi enormi anche in mezzo alle maggiori avversità e li abituò a considerarsi, visto il loro successo, di razza davvero superiore. Un altro metodo commerciale moderno, di origine genuinamente ebraica, consiste nella fusione o nel consorzio di industrie similari, per poter controllare i prezzi di determinati prodotti e servizi e aumentarli a piacimento.

Esiste oggi nel mondo una potenza finanziaria centrale, che effettua le sue giocate in ogni dove, con un sistema ammirevolmente organizzato, per il quale il mondo è lo scacchiere e il dominio mondiale la posta. Sotto la maschera delle leggi economiche, si occultano fenomeni che non obbediscono a legge naturale alcuna, ma che provengono esclusivamente dal freddo egoismo di determinati elementi, i quali hanno la volontà e il potere di ridurre l'umanità in schiavitù sotto il loro dominio assoluto. Quello che il mondo suole chiamare Capitale è di regola, denaro investito a scopo produttivo.

Erroneamente operai e impiegati chiamano capitalista l'imprenditore o il direttore di un'impresa; questi non sono capitalisti ma persone che debbono ricorrere ai veri capitalisti che facilitano loro il denaro per le loro imprese. Questo capitalismo è una potenza che agisce al di sopra dell'industriale, e che lo tratta con una durezza assai maggiore di quella che questo non oserebbe mai applicare ai suoi operai. Esiste un super capitalismo che si appoggia esclusivamente sull'illusione che nell'oro sia racchiusa la suprema felicità.

Esiste un Super governo che, senza essere alleato di nessun altro governo, agisce indipendentemente da tutti, ma su tutti fa pesare la sua dura mano. Esiste infine una razza, un'infima parte dell'umanità, che ha raggiunto un potere che neanche Roma ha sognato ai tempi della sua mirabile potenza. Al vincitore il bottino, dice un vecchio proverbio.

Se pochi membri di una razza poco popolosa e sempre disprezzata sono riusciti ad acquisire una simile preponderanza, o sono super uomini o sono persone volgari alle quali il resto dell'umanità, troppo tollerante, permise di raggiungere un grado ingiusto e malsano di predominio. Se gli ebrei non sono superuomini, i non ebrei dovranno rammaricarsi profondamente con sé stessi per quanto è avvenuto. Frattanto il problema dovrà essere studiato sotto nuovi punti di vista, e gli esperimenti vissuti in altri paesi, analizzati minutamente.

 

di Henry Ford

Fonte:”L’ebreo internazionale”



 

5. L’ebreo internazionale: il controllo della finanza. Henry Ford

Quanto scritto in questo articolo è tratto dal libro “L’ebreo internazionale”, scritto da Henry Ford nel 1920. In questa parte del libro l’autore si sofferma sul controllo generale che gli ebrei esercitavano in quel periodo sulla finanza degli Stati Uniti e del mondo. All’epoca di Henry Ford tale controllo si stava estendendo velocemente e la finanza ebraica stava conquistando il predominio sulla finanza non ebraica.

Oggi, tale controllo, è totale.

 

 

Ebreo internazionale: chi controlla la finanza degli Stati Uniti e del mondo

L’influenza degli ebrei nella borsa americana

In Wall Street, dove è situata la Borsa di New York, l'elemento ebreo è predominante. I Rothschild hanno qui una base, nelle Banche di Kuhn, Loeb e Shifft. La lotta fra finanza ebraica e non ebraica è quindi serrata, e gli ebrei tentano in ogni modo di togliere ai non ebrei la direzione della Borsa, fondata nel 1817, e il cui numero dei membri è limitato a 1100.

Ma quello che la generazione attuale non ha ottenuto, lo otterrà forse la generazione futura, perché gli ebrei sono tenaci nei loro progetti. Basterà che gli agenti di borsa falliscano, che vi sia un Crack finanziario manipolato, o una Crisi, e la Borsa sarà in mano loro. Il mezzo di cui ora gli Ebrei si avvalgono, per poter entrare in Borsa, è l'adozione di cognomi non ebrei, come Smith, Adams, Robin ecc. Nel 1872, su 1009 membri solo 60 erano ebrei; attualmente, nel 1920, sono 276. Quindi il predominio ebreo nella Borsa di New York è solo una questione di tempo. In Broad Street esistono numerosi ebrei: truffatori indistruttibili, che fanno un illecito commercio di azioni di ogni specie, non ammesse alle quotazioni di Borsa; depredando gli inesperti e i gonzi.

La lotta viene predicata da nemici dell'ordine e indirizzata contro il capitale non ebreo. Si fanno molti sforzi per demolire le Compagnie ferroviarie e minerarie, tramite interminabili scioperi, per il solo fatto che quelle Compagnie non sono ancora nelle mani degli ebrei. Gli scioperi, fomentati da bolscevichi, sono uno stratagemma israelitico, che mira alla distruzione della proprietà non ebrea, e al facile accaparramento di una preda che andrà ad impinguare il capitale di Israele.

I Piani Finanziari degli ebrei internazionali

Il Potere finanziario ebreo si fonda sulle sue relazioni internazionali, si estende sul mondo intero per mezzo di una ininterrotta catena di Banche e di corrispondenti, e si colloca sempre dalla parte di coloro che si prestano a favorire le dubbie operazioni degli strateghi ebrei.

Da tutte le parti del mondo affluisce l'oro, per sparire nei sotterranei degli edifici bancari dell'America del Nord e del Sud; ma non vi affluisce per valorizzare questi continenti, ma per mobilitare il predominio ebreo per un ultimo colpo disperato. Questa grande potenza finanziaria ebrea ha paura, e ne ha ben donde. Le sue mani sono intrise del sangue versato durante la Guerra mondiale, della quale seguitano tuttora ad incassare i redditi. Non c'è dunque da meravigliarsi se il giudaismo trema di fronte alla possibilità di vedersi finalmente smascherato.

I Rothschild non furono mai banchieri nello stretto senso della parola; essi prestarono denaro agli Stati, dopo averne corrotto i rappresentanti perché emettessero prestiti. Questi ebrei imbastivano i loro affari con lo stesso sistema del volgare strozzino, che induce l'ingenuo figlio del ricco a chiedergli denaro in prestito, sicuro che il padre glielo restituirà.

A noi non interessa il banchiere ebreo preso individualmente. I pappagalli che ripetono stupidamente le frasi degli ebrei, credono che il commerciante giudeo abbia diritto di guadagnare come un altro commerciante qualsiasi; in teoria è così, ma, quando osserviamo un'ininterrotta catena di consolati finanziari, collegati con un sistema uniforme e che non possono essere considerate Banche americane, francesi, inglesi, tedesche, spagnole, o italiane, ma solo anelli della catena universale bancaria ebraica, allora non si tratta più di ebrei che possono dedicarsi ai loro affari, come persone qualsiasi, ma di un complesso organico di una potenza incalcolabile, con scopi principalmente nefasti.

Questo sistema bancario universale, non significa neanche che in ogni paese la casa bancaria più forte sia necessariamente ebrea. Khun, Loeb & Co, ad esempio, non rappresentano affatto la casa bancaria più forte degli Stati Uniti; eppure da essa emana un sistema che attualmente prevale sulla totalità della finanza americana. Paul Warburg, ebreo di origine tedesca e membro del trust finanziario universale, da solo non è potentissimo, ma unito agli Stern, ai Furstenberg, agli Sonnenschem, a Sassoon, a Samuel e a Bleichreder, ha un potere davvero stupefacente. I finanzieri ebrei vollero la guerra mondiale, così come hanno voluto tutte le guerre e le rivoluzioni più importanti. Nessun ebreo iniziato lo negherà; anzi essi si vantano di simili prodezze, come di una prova inequivocabile della potenza mondiale ebrea.

Al di sopra di tutti gli Stati belligeranti regnava una Giunta Finanziaria Internazionale, esclusivamente ebrea, irraggiungibile e introvabile, che possedeva i segreti di tutti gli Stati, per essersi mantenuta in costante mutua relazione, anche in tempi in cui tutte le comunicazioni fra le nazioni in conflitto erano interrotte. Questo gruppo ebreo era il vero padrone, capace di decidere della durata della guerra e dell'ora della mal chiamata Pace, e si convertì in un pericolo orrendo per chi ne capì le macchinazioni ed i contatti sotterranei.

Il concetto effettivo che l'ebreo ha della vita economica, è completamente diverso da quello che suole insegnare agli Infedeli. I finanzieri ebrei conoscono meglio di chiunque altro l'assurdità del sistema finanziario vigente, ma ne approfittano, minano le basi della società non ebrea, e rinsaldano il potere pan-ebreo.

Una crisi economica, per gente il cui arnese del mestiere è il denaro, è spesso molto più lucrativa di un lungo periodo di benessere economico. Tutto questo oggi è divenuto di pubblico dominio in Europa.

 

di Henry Ford

Fonte: “L’ebreo internazionale”


 


 

L'Ebreo Internazionale - libro completo. PDF


"Israele come stato ebraico costituisce un pericolo non solo per se stesso e per i suoi abitanti, ma per tutti gli ebrei e per tutti gli altri popoli e stati del Medio Oriente e anche altrove."

- Prof. Israel Shahak, ebreo israeliano e direttore della lega israeliana per i diritti umani e civili


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