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Gli ebrei di Stalin


Non dobbiamo dimenticare che alcuni dei più grandi assassini dei tempi moderni sono ebrei

di Sever Plocker[1]
Ynetnews.com, Israel Opinion, 12.21.2006


Ecco una data storica particolarmente dimenticata: quasi 90 anni fa, tra il 19 e il 20 Dicembre 1917, nel mezzo della rivoluzione bolscevica e della guerra civile, Lenin firmò un decreto che ordinava la costituzione della Commissione Straordinaria per combattere la Controrivoluzione e il Sabotaggio, conosciuta anche come Cheka.

In poco tempo, la Cheka divenne l’organizzazione per la sicurezza dello stato più grande e crudele. La sua struttura organizzativa veniva cambiata periodicamente, come pure la sua denominazione: da Cheka a GPU, che in seguito divenne NKVD, e infine KGB.

Non sappiamo con certezza il numero dei morti di cui la Cheka fu responsabile nelle sue varie denominazioni, ma il numero ammonta sicuramente ad almeno 20 milioni, incluse le vittime della collettivizzazione forzata, della fame, delle grandi purghe, delle deportazioni, degli esili, delle condanne a morte, e dello sterminio nei Gulag.

Interi strati della popolazione vennero eliminati: agricoltori indipendenti, minoranze etniche, membri della borghesia, ufficiali superiori, intellettuali, artisti, sindacalisti, “membri dell’opposizione” (che vennero definiti in modo assolutamente aleatorio), e innumerevoli membri del partito stesso.

Nel suo nuovo libro, altamente elogiato, La guerra dei mondi, lo storico Niall Ferguson scrive che nessuna rivoluzione nella storia del genere umano ha divorato i suoi figli con lo stesso incessante appetito della rivoluzione russa. Nel suo libro sulle purghe staliniane, il professore dell’Università di Tel Aviv Igal Halfin scrive che la violenza staliniana fu unica poiché fu rivolta al proprio interno.

Lenin, Stalin, e i loro successori non avrebbero potuto attuare i propri disegni senza la collaborazione su vasta scala di disciplinati “funzionari del terrore”, di crudeli inquisitori, delatori, sicari, guardie, giudici, depravati, e di molte “anime belle” che furono membri della sinistra progressista occidentale e furono ingannati dal regime sovietico degli orrori, al punto da dargli persino una patente “kosher”.

Tutte queste cose si sanno, in un modo o nell’altro, anche se gli archivi dell’ex Unione Sovietica, non sono stati del tutto aperti al pubblico. Ma chi è che conosce queste cose? Nella Russia stessa, molte poche persone sono state giudicate per i loro crimini compiuti al servizio del NKVD e del KGB. L’opinione pubblica russa oggi ignora completamente la questione del “come è potuto accadere [proprio] a noi?”. A differenza delle altre nazioni dell’Europa orientale non ha fatto i conti con il proprio passato staliniano.

E noi, gli ebrei? Uno studente israeliano finisce il liceo senza neanche conoscere il nome di “Genrikh Yagoda”, il più grande assassino ebreo del ventesimo secolo, il vice-capo del GPU, nonché fondatore e capo del NKVD. Yagoda attuò in modo diligente gli ordini di collettivizzazione di Stalin ed è responsabile della morte di almeno 10 milioni di persone. I suoi sottoposti ebrei hanno costituito e diretto il sistema del Gulag. Dopo essere caduto in disgrazia presso Stalin, Yagoda venne degradato e condannato a morte, e venne sostituito come boia nel 1936 da Yezhov, il “nano assetato di sangue”.

Yezhov non era ebreo ma aveva una solerte moglie ebrea. Nel suo libro Stalin: la corte della Stella Rossa, lo storico ebreo Sebag Montefiore scrive che durante il periodo più buio del terrore, quando la macchina di morte comunista lavorava a pieno regime, Stalin era circondato da donne ebree belle e giovani.

I fedelissimi di Stalin includevano il membro del Comitato Centrale del Politburo Lazar Kaganovich. Montefiore lo presenta come “il primo stalinista” e aggiunge che quelli che venivano fatti morire di fame in Ucraina, una tragedia senza paragoni nella storia del genere umano – a parte gli orrori nazisti e il terrore maoista in Cina – non commuovevano Kaganovich.

Molti ebrei hanno venduto la loro anima al demone della rivoluzione comunista e hanno le mani sporche di sangue per l’eternità. Ne menzioneremo soltanto ancora uno: Leonid Reichman, capo delle forze speciali del NKVD, e principale inquisitore dell’organizzazione, che era un sadico particolarmente crudele.

Nel 1934, secondo le statistiche pubblicate, il 38.5% di coloro che detenevano le cariche più importanti negli apparati di sicurezza sovietici erano di origine ebraica. Anch’essi, naturalmente vennero gradualmente eliminati nelle purghe successive. In un’affascinante conferenza all’Università di Tel Aviv questa settimana, il dr. Halfin ha descritto le ondate del terrore sovietico come un “carnevale dello sterminio”, una “fantasy delle purghe”, e un “messianismo del male”. Viene fuori che anche gli ebrei, quando vengono sedotti da un’ideologia messianica, possono diventare grandi assassini, tra i più grandi della storia moderna.

Gli ebrei che erano attivi negli apparati del terrore comunista (in Unione Sovietica e all’estero) e che a volte ne erano a capo, non facevano questo, ovviamente, come ebrei, ma piuttosto come stalinisti, comunisti e cittadini sovietici. Perciò, è facile per noi ignorare la loro origine e fare i finti tonti. Cosa abbiamo a che fare con loro? Ma non li dimentichiamo. La mia opinione è differente. Trovo inaccettabile che una persona venga considerata un membro del popolo ebreo quando fa grandi cose, ma non venga considerata parte del nostro popolo quando fa delle cose riprovevoli.

Anche se lo neghiamo, non possiamo sfuggire all’ebraismo dei “nostri boia”, che servirono il Terrore Rosso con lealtà e dedizione dall’interno dell’establishment. Dopotutto, saranno altri a ricordarci la loro origine.



[1] Traduzione di Andrea Carancini. Il testo originale è disponibile all’indirizzo: https://www.ynetnews.com/articles/0,7340,L-3342999,00.html



"Israele come stato ebraico costituisce un pericolo non solo per se stesso e per i suoi abitanti, ma per tutti gli ebrei e per tutti gli altri popoli e stati del Medio Oriente e anche altrove."

- Prof. Israel Shahak, ebreo israeliano e direttore della lega israeliana per i diritti umani e civili


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