Israeliani d’Italia
Di Il Graffio News
Nemmeno Frattini arriva a tanto. Sarà che una parvenza di equidistanza la deve pur mantenere.“Solidarietà alla comunità ebraica di Roma e allo Stato di Israele in un giorno come questo, dove l’estrema sinistra organizza manifestazioni di protesta a Napoli e a Roma contro lo Stato ebraico”, ha affermato venerdì il ministro per le Politiche comunitarie, Andrea Ronchi. Le sue dichiarazioni in favore di Israele hanno riempito, durante la settimana appena trascorsa, le agenzie di stampa. Ma se l’esecutivo non delega nessuno a rilasciare note ufficiali e Ronchi spende fiumi di parole sull’argomento, si intende che la posizione espressa dal ministro non è personale ma condivisa dalle alte sfere governative.
A lui, non a caso, l’onore di portare, venerdì, il sostegno di tutto il governo italiano alla comunità ebraica di Roma, testimoniando lo sdegno per la “violenza morale” degli slogan utilizzati, lo scorso 31 maggio, dai manifestanti che protestavano contro l’aggressione alla Mavi Marmara definendo Israele uno “stato fascista”. Forse troppo concentrato su questa “violenza morale” contro Israele, Ronchi non si è accorto della violenza fisica che i suoi connazionali sono stati costretti a subire durante la cattività israeliana. Manolo Luppichini, l’ultimo dei sei italiani sequestrati a rientrare in Italia (giovedì sera, ndr), ha raccontato di botte, umiliazioni, impossibilità di contattare i familiari né le autorità italiane sul posto.
Luppichini si trovava a bordo della nave greca “8.000”, ad appena 400 metri dalla Mavi Marmara.“Mi hanno picchiato perché mi rifiutavo di andare in Turchia (dove sono stati spediti quasi tutti i pacifisti, ndr.) – ha denunciato – Mi hanno colpito con il calcio dei fucili”. Tutto è avvenuto “all’interno del complesso aeroportuale Ben Gurion di Tel Aviv. […]Volevo parlare con il console italiano che era a due metri da me ma non me lo hanno permesso”. È stato lasciato per sei ore “senza acqua e senza poter andare al bagno”, in isolamento. “Solo quando ho visto la scaletta dell’aereo – ha affermato – ho pensato: sono salvo”.
E visto il destino al quale sono andati incontro nove suoi compagni di viaggio (ma forse molti di più, visto che pare che in 25 attivisti manchino all’appello, ndr), Manolo Lupicchini poteva avere il fondato timore di non rivedere più la sua casa, il suo Paese. Particolari che al ministro Ronchi, evidentemente, non interessano, troppo impegnato come è nel “testimoniare che l’Italia resta profondamente amica dello Stato di Israele”.
L’Italia che dipinge Ronchi, però, è diversa da quella che emerge dal sondaggio quotidiano di Sky Tg24. Certo, si tratta di una indagine che non ha valore statistico, ma è significativo che il 61% delle persone che hanno voluto esprimere la propria opinione sull’aggressione israeliana alla “Freedom Flottilla” non condivida il voto contrario dell’Italia all’inchiesta internazionale Onu per fare luce sul blitz dell’Idf. Sarà l’informazione “alternativa” sempre più diffusa attraverso internet, sarà che la violazione israeliana ha dimensioni talmente macroscopiche da non poter essere ignorate; fatto è che dallo stesso Frattini – dopo gli appelli di Onu, Vaticano, Lega Araba per la sospensione dell’embargo su Gaza – ha dichiarato che Israele dovrebbe “consentire l’afflusso dei beni, delle merci e dei generi alimentari alla Striscia di Gaza, con i necessari controlli di sicurezza”.
Ma ci pensa sempre il solito Ronchi a raddrizzare il tiro per il governo italiano: criticando la decisione dei ministri degli Esteri della Lega Araba, che hanno dichiarato di voler “interrompere l’embargo a Gaza con ogni mezzo”, il ministro per le Politiche Europee ha replicato: “L’unica via è quella della diplomazia. Fuori dal dialogo ci può solo essere il disastro”. Che i commandos israeliani praticassero la diplomazia ci era sconosciuto. Grazie a Ronchi sappiamo che le pallottole parlano. E peggio per chi non le ascolta…
Da Alessia Lai, RINASCITA