di don Curzio Nitoglia 1
postato: 21 dicembre 2016
Premessa generale
Scrivere sul Talmud richiede una particolare precisione nel riferirne il pensiero, perché occorre accertarsi della veridicità delle citazioni, della purezza del significato originario, e dell'esattezza delle frasi che non devono risultare mutilate o estrapolate dal contesto. Oggi possediamo tre traduzioni integrali del Talmud in francese, tedesco e inglese 2, mentre in italiano possediamo una preziosa antologia dei testi del Talmud riguardanti Nostro Signore Gesù Cristo e i cristiani (a cura di Mons. Pranaitis) che offre - a detta di uno specialista romano consultato - ampie garanzie di serietà e rigore scientifico, e che sarà l'oggetto di questo breve articolo. Prima però di affrontare l'argomento specifico è necessario chiarire alcuni elementi generali che possono illuminare sul reale spirito del Talmud e aiutare a comprenderne le citazioni.
Il Talmud è il codice attuale del giudaismo
L'Univers Israélite, che già nel 1866 3, aveva affermato che «il Talmud non è solo il codice civile ed ecclesiastico del giudaismo, ma è un'opera di notevole importanza per ogni dotto», lo definisce poi nel 1935 «il grande educatore del popolo ebraico» 4; così come la Revue juive de Genève dice del Talmud che «è in questa lettura [...] che risiede il segreto dell'intelligenza ebraica» 5, dopo averlo definito «il codice divino, morale e sociale della razza ebraica» 6. Poiché - come afferma nel prospetto del Talmud Library il presidente dell'Hebrew Union College, di Cincinnati - «senza una conoscenza profonda ndel Talmud [...] è impossibile comprendere e interpretare correttamente l'ebraismo», il Talmud si pone come
«il grande educatore degli ebrei [...] che ha plasmato la loro mentalità [...], è penetrato profondamente nella loro anima [...] e non si può negare la sua influenza permanente [...]; la sua soppressione sarebbe la fine del giudaismo» 7.
Sopra: la testata della rivista ebraica L'Univers Israélite.
Anche l'ex-rabbino di Roma Eugenio Zolli (1881-1956), convertitosi alla religione cattolica, afferma: «Il Talmud continua a rappresentare per gli ebrei [...] un interesse non solo teorico-scientifico, ma eminentemente pratico» 8.
L'ex Gran Rabbino di Roma Eugenio Zolli,
convertitosi al cattolicesimo nel settembre del 1945.
La mentalità e lo spirito giudaico talmudico
Il Talmud 9 cita il Libro del Levitico (Lv 19, 13) e ne stravolge il significato facendogli dire tutto il contrario di quanto in realtà afferma. Infatti: «Non è permesso spogliare un fratello (un ebreo; N.d.R.), ma è permesso spogliare un non-ebreo, perché sta scritto: "Non spoglierai il prossimo tuo"». «Ma queste parole - dice rabbi Yehudah (135-219) - non si riferiscono al goy (il non-ebreo), perché non è tuo fratello» 10.
Il disprezzo per il non-ebreo, e specialmente per il cristiano, è come l'anima del Talmud, e giunge a tal punto da comprendere anche i proseliti (o uomini di religione ebraica, ma di razza non ebraica) chiamati anche «noachidi», che rispettano soltanto sette comandamenti (proibizione dell'idolatria, dell'incesto, dell'omicidio, del sacrilegio, della rapina, di certi cibi e infine l'accettazione di una giurisdizione), ma che il Talmud dichiara ben quattro volte essere «per Israele tanto penosi quanto la lebbra per la pelle» 11.
Sottigliezze, sofismi, giochi di abilità sono esaltati come la furbizia, l'elasticità di coscienza, l'inganno e il ricorso ai «sotterfugi per circuire il non-ebreo»: in breve, per il Talmud «bisogna giocare d'astuzia» 12. Inoltre, bisogna usare «dei sotterfugi per circuire il non-ebreo» 13. Lo spirito talmudico è una continua approvazione e un incitamento all'impiego di sotterfugi e inganni verso i non-ebrei poiché «gli ebrei sono chiamati uomini, i popoli del mondo non sono chiamati uomini ma bestie» 14.
Sopra: un rabbino istruisce i suoi correligionari.
Il professor Herman de Vries de Heekelingen (1880-1942) chiese un parere su tale versetto del Talmud al Pontificio Istituto Biblico di Roma, e Padre Augustin Bea s.j. (1881-1968) - che non potrà certo essere accusato di pregiudizi antisemiti - gli rispose così: «Non c'è alcun dubbio che bisogna tradurre: "Voi, voi siete chiamati uomini, e non ("we' ên") i popoli del mondo sono chiamati uomini, ma ("'ellâh") bestie» 15. Nei confronti dei cristiani poi, la dose di dolo e di odio è raddoppiata. Sin dall'80 d. C., sia per gli ebrei convertiti come per i cristiani, fu addirittura aggiunta - dopo l'11ª - questa 19ª benedizione alle diciotto che componevano la preghiera ebraica giornaliera:
«Che gli apostati non abbiano alcuna speranza e l'impero dell'orgoglio sia sradicato prontamente ai giorni nostri; che i nazzareni e i minim periscano in un istante, che siano cancellati dal libro della vita e non siano contati tra i giusti» 16.
Herman de Vries Card. Augustin Bea
Premessa specifica
Finalmente sono riuscito a reperire il prezioso volume di Monsignor Justinas Bonaventura Pranaitis (1861-1917) Christianus in Talmude judæorum, di cui parlavo nella premessa generale. L'autore, russo, originario del Turkestan, dottore in Teologia e sacerdote cattolico, fu professore di ebraico nell'Università di Pietroburgo.
Sopra: Monsignor Justinas Bonaventura Pranaitis e
la sua opera Christianus in Talmude judæorum.
Il libro oggetto del presente articolo, uscì nel 1892 a Petropoli con l'Imprimatur dell'Arcivescovo Metropolita Kozlowski, e fu poi riprodotto, in traduzione italiana (con a fianco il testo ebraico e latino) dalla casa editrice Tumminelli nel 1939. Questa edizione, oltre ad essere integralmente fedele all'originale anche nella riproduzione anastatica dei testi, offre uno spunto di particolare interesse nell'introduzione in cui il professor Mario de' Bagni spiega la natura e l'origine del Talmud. Anche il celebre filosofo argentino don Julio Meinvielle (1905-1973) dà un giudizio altamente elogiativo dell'opera del Pranaitis e scrive:
«Nel 1892 [...] usciva la migliore [...] antologia delle massime talmudiche su Cristo e i cristiani. Il suo autore era Mons. Giovan Battista Pranaitis, titolare della cattedra di ebraico all'Università Imperiale di San Pietroburgo, e il titolo dell’opera era: "Christianus in Talmude Judeorum" [...]. Il libro riportava il testo ebraico delle prescrizioni rabbiniche con la loro traduzione latina. Ma quasi tutti gli esemplari scomparvero, se ne salvò soltanto un piccolo numero. Il professor Mario de' Bagni ha pubblicato un'edizione fotocopiata di uno di essi, con la traduzione italiana a fianco [...]. Mi sono servito di questa edizione per il mio libro» 17.
Sopra: don Julio Meinvielle e la sua opera maggiore
El Judio en el misterio de la historia («L'ebreo nel mistero della Storia»).
Il Talmud e la Bibbia
Il testo base dell'attuale religione ebraica non è l'Antico Testamento - come comunemente si crede - ma il Talmud 18; al quale soltanto, perciò, dobbiamo attingere per conoscere con esattezza il giudaismo 19. Ora, «mentre tutte le religioni del mondo ostentano con orgoglio i loro testi sacri [...], la religione ebraica occulta invece tenacemente il suo libro fondamentale» 20. Vi sono stati però degli eruditi che hanno studiato il Talmud e ce ne hanno spiegato la dottrina, che è il motore e l'anima del complotto dell'ebraismo contro il mondo cristiano o non-giudaico in genere.
Non tutti hanno la capacità di leggere e comprendere il Talmud; ecco perciò il gran servizio che ci hanno reso coloro i quali avendo la possibilità di comprendere la dottrina talmudica nella lingua ebraica, ce l'hanno voluta spiegare. Cercherò in queste poche pagine di riassumere fedelmente la dottrina talmudica, specialmente riguardo a Nostro Signore Gesù Cristo e ai cristiani, e di porgerla al lettore affinché conoscendola giudichi lui stesso. È necessario oggi più che mai, che il gran pubblico conosca i principali precetti antisociali del Talmud; si tratta infatti di un libro «religioso» che spinge all'odio del prossimo e non all'amore.
L'Antico Testamento è la Rivelazione del Dio uno quanto alla Natura e trino quanto alle Persone, e forma un unicum col Nuovo Testamento, di cui è la preparazione e l'introduzione. In esso troviamo i libri profetici, pervasi da un alto spirito mistico che furono, però, travisati quanto al loro significato dagli scribi, dai rabbini e dai farisei, in un senso bassamente materialista. Si cominciò a preferire il profano al sacro, la terra al Cielo. Gli scribi, contrariamente ai Profeti che sognavano il ritorno dall'esilio in una patria povera e lontana, cominciarono a condiscendere a concezioni utilitaristiche e pragmatiche.
Perciò cominciò a formarsi una singolare «religione» nella quale la Bibbia passava in seconda linea e il primato spettava invece all'«interpretazione» che gli scribi davano di essa e al loro «commento» della Toràh mischiato a quello delle questioni del giorno. A poco a poco l'interesse contingente, lecito o no, divenne la nuova religione talmudico-rabbinica.
«La segregazione proclamata da Mosè contro l'idolatria dei cananei è travisata dai rabbini e serve loro per suggerire ai giudei l'inumano precetto di far crudamente il proprio interesse anche e sopratutto a danno dei non-ebrei, invocando l'antico obbligo di stare per sé, e aggiungendovi quelli nuovi di odiare il popolo che li ospita, di insidiarlo e possibilmente di sterminarlo con ogni mezzo. Così la promessa dei beni futuri è spiegata dai rabbini ai fedeli come l'affermazione che tutti i beni del mondo appartengono ai giudei» 21.
Come è facile scorgere che la nuova religione talmudica, che veniva formandosi in Israele già un secolo prima dell'Avvento di Nostro Signore Gesù Cristo, contribuì grandemente a formare un popolo compattato nel male, che ha leggi opposte a quella naturale e che formerà sempre e dappertutto uno Stato nello Stato, e che scatenerà una reazione contraria da parte degli ospitanti che è chiamata «antigiudaismo» («Auferte gentem perfidam de finibus credentium», ci fa cantare la Chiesa).
Nei passi del Talmud riportati da Mons. Pranaitis è evidente che la sua anima si fonda su giochi di parole, su sofismi intesi ad esaltare la sete di dominio universale e l'odio contro tutti i popoli non-ebrei, in contrapposizione con gli insegnamenti della Bibbia. È utile ricordare qui come la Chiesa sconsigli la lettura della Bibbia al semplice fedele, che potrebbe interpretare malamente il testo del Libro Santo e stravolgerne completamente il significato.
Sopra: una pagina dell'opera del Pranaitis:
a sinistra i versetti in ebraico e a destra la traduzione.
Normalmente, solo il sacerdote, che ha studiato la teologia e l'esegesi fondata sull'insegnamento comune dei Padri, può leggere e capire nel suo vero spirito o significato la Bibbia senza farle dire - prendendo talmudicamente alla lettera alcuni versetti - il contrario di ciò che Dio ha voluto significarci. Tale lettura imprudente della Bibbia potrebbe portare al disprezzo dell'Antico Testamento o all'antisemitismo razziale condannato dalla Chiesa, e di cui l'ebraismo si è servito come di un male dal quale tirare il proprio bene e vantaggio.
Vi è un'espressione talmudica che afferma che l'ebreo deve fingersi perseguitato per poter perseguitare, fare la vittima per poter essere padrone; ogni eccessiva reazione all'odio talmudico è sfruttata come un boomerang che si ritorce contro il nemico e rende intoccabile la presunta «vittima»...
L'opera e la vita di Mons. Pranaitis
Il libro del Pranaitis è diviso in due parti: la prima riporta le bestemmie della dottrina talmudica contro i cristiani e il cristianesimo, il Redentore e la Santa Vergine. Nella seconda parte ritroviamo i precetti, che il Talmud impone all'ebreo contro i cristiani, comandandogli di disprezzarli, di danneggiarli nei beni, di mentire e giurare il falso contro di loro in giudizio e di sterminarli senza pietà.
Della vita dell'autore poco conosciamo. Oltre le brevi notizie riportate nell'introduzione, sappiamo che intervenne come perito in un famoso processo avvenuto a Kiev nel 1913 contro il giudeo Manachil Mandel Tavie Beilis (1874-1934) per omicidio rituale 22. Si dice inoltre che sia stato ucciso nel 1917 da agenti bolscevico-ebraici e lui stesso
«meglio di chiunque altro, sapeva che i giudei [...] non ammettono affatto la divulgazione del segreto talmudico, né la perdonano. Il Pranaitis riferiva come gli amici suoi avessero tentato di dissuaderlo dal proposito di pubblicare questo libro [...]. A tali sollecitazioni egli rispondeva però serenamente di considerare suo stretto dovere la pubblicazione di quest'opera e che "qualunque attacco gli fosse derivato a causa sua, egli lo avrebbe sostenuto con gioia dichiarandosi pronto [...] a dare la vita perché la verità rifulgesse» 23.
Sopra: a sinistra, l'ebreo Mandel Beilis;
a destra, la testa toturata del tredicenne Andrei Yushchinsky.
I segreti della dottrina rabbinica sui cristiani
Cercherò di offrire al lettore un sunto dei passaggi più significativi del Talmud come ci sono stati riportati dal Mons. Pranaitis.
a) La vita di Cristo
Nel Trattato Kallah 1 b (18 b) si narra che Gesù fosse un bastardo e figlio di una donna impura. Che aveva in sé l'anima di Esaù ed era stolto, prestigiatore, seduttore e idolatra. Fu crocifisso e sepolto nell'inferno, e divenne l'idolo dei cristiani. Nel Sanhedrin 67 a, si legge che Gesù era figlio di una meretrice, che fu crocifisso la sera di Pasqua, che sua madre fu la prostituta Maria Maddalena. La Madonna è chiamata meretrix o «Stada» poiché aveva tradito il marito con adulterio 24.
Nello Schabbath 104 b, Gesù è chiamato stolto e demente, prestigiatore e mago. Lo Zohar 282 b dice che Gesù morì come una bestia e fu sepolto tra le bestie. Nello Iore Dea 150, 3. Hagah e 141, 1 Hagah si tratta del disprezzo da portare alla Croce, che «dev'essere ritenuta come un idolo e non è lecito usarne prima di distruggerla». Nell'Abhoda Zarah 6 a. Toseph si dichiara che il cristiano è chiunque «segue l'errore di colui che comandò di santificare il primo giorno dopo il Sabato» 25.
Sopra: la Vergine Maria con la testa di mucca
apparsa sulla rivista israeliana Galileo (maggio 1997).
b) I cristiani
I cristiani sono chiamati idolatri; secondo Mosé Maimonide (1135-1204), in Ililkhoth Maakhaloth Asavoroth cap. IX, sono peggiori dei turchi. Sono detti anche omicidi in Abhodah Zarah 22 a, e in Iore Dea 153, 2, e anche in Abhodah Zarah 25 b. Immondi o impuri in Schabbath 145 b, e in Aboda Zarah 22 b: «Perché sono impuri i cristiani? Perché non furono al monte Sinai. Poiché quando il Serpente giacque con Eva la insozzò. Cessò il peccato per i giudei che furono al Sinai, ma non per i cristiani che non erano presso il monte». Simili allo sterco in Orach Chaiim 55, 20. Non uomini ma simili alle bestie, in Kerithuth 6 b (pag. 78) 26. Sono anche figli del diavolo in Zohar I, 28 b.
Sopra: il rabbino Mosè Maimonide,
più noto come Rambam .
I precetti circa i cristiani
Quasi tutti i precetti del Talmud rabbinico circa i cristiani si risolvono al dovere di evitarli 27. Inoltre, «Rabbi Tam 28 cerca di dimostrare nella Mishnàh che è proibito soltanto vendere agli idolatri, la vigilia del giorno festivo, quelle cose che essi adoprano a celebrare il loro culto» 29.
a) I cristiani debbono essere distruttiSempre che sia possibile, l'ebreo deve trucidare i cristiani senza alcuna misericordia. Il giudeo dovrà perciò: astenersi dal fare del bene al cristiano 30. Inoltre, la Madonna Santissima è chiamata Charia o escremento, i Santi son chiamati Kedeschim, ovvero viziosi, le Sante Kedeschot, ovvero meretrici. I giudei devono inoltre essere i padroni dei cristiani, i quali essendo bestie devono essere al servizio degli israeliti. In Baba Bathra 54 b, si legge: «Tutte le sostanze del cristiano sono come il deserto, chi arriva primo ne è il padrone».
Sopra: Yaakov ben Meir (1100-1171),
detto Rabbenu Tam.
È quindi lecito frodare i cristiani 31. È lecito all'ebreo far finta di essere cristiano, al fine di maggiore inganno 32. è noto il fenomeno dei cosiddetti «marrani» o falsi convertiti che ha afflitto e continua ad affliggere oggi più che mai la Chiesa romana. Il giudeo può esercitare l'usura verso i cristiani 33. Non è lecito aiutare il cristiano ammalato 34. Anzi, bisogna infierire su di lui 35.
b) I cristiani debbono essere uccisi 36
Bisogna soprattutto uccidere i capi dei popoli cristiani 37. «La nostra prigionia durerà fino a quando non siano distrutti sulla terra i capi dei popoli cristiani». Gli ebrei odiano specialmente Roma, la chiamano «Regno di Esaù», l'impero turco invece è da essi risparmiato. Tutto il loro sforzo deve essere concentrato alla rovina di Roma, che coinciderà con la loro salvezza e liberazione.
«In vastatione Romae, illico erit redemptio nostra». L'ebreo che uccide un cristiano non solo non commette peccato, ma offre a Dio un sacrificio graditissimo 38. A coloro che uccidono i cristiani è promesso nel paradiso il posto più elevato 39. Abbattere la religione cattolica è l'unico fine di tutte le azioni e di tutte le preghiere di Israele 40.
«Allora gli sputarono in faccia e lo schiaffeggiarono; altri lo
bastonavano, dicendo: "Indovina, Cristo! Chi è che ti ha percosso"»?
Conclusione
Nel suo studio il Pranaitis ci dà la prova apodittica dell'origine religiosa e anticristiana della morale esoterica ebraica, qual'è stata codificata nel Talmud. Tale «religione» che sta alla base della «morale» talmudica, è la nuova religione cabalistica e farisaica che nulla ha a che fare con quella mosaica e cristiana, la prima essendo di origine demoniaca (come Gesù stesso dice ai farisei: «Vostro padre non è Abramo né Dio, ma è il diavolo»; Gv 8, 31]) e la seconda divina.
La morale segreta o esoterica del giudaismo talmudico rende Israele un'entità inassimilabile e nemica di ogni popolo non ebraico, e specialmente del popolo cristiano. L'attuale imperialismo materialista israelitico, che vuole dominare il mondo intero, affonda le sue radici in un problema religioso: la frattura tra l'antica Sinagoga, divinamente ispirata e assistita, e l'attuale Sinagoga diabolicamente ispirata e assistita, che non ha voluto accogliere il Messia, a causa della sete di dominio e di potenza che la dominava.
Da tale deviazione farisaico-rabbinica sono proceduti gli istinti più pericolosi dell'ebraismo, che non esistono assolutamente nello spirito dell'Antico Testamento, ma che si ritrovano nella deformazione apportata dai farisei, che, interpretando a «pied de lettre» alcune profezie dell'Antico Testamento, ne hanno stravolto completamente il significato e l'insegnamento, e là, ove si parlava di un Regno celeste e di un «rex pacificus», hanno voluto vedere il regno di questo mondo e il principe di esso.
Tale sostanza fondamentalmente religiosa dell'attuale morale ebraica è perciò essenzialmente anticristiana. Né si può capire completamente il «mistero d'Israele» se non lo si situa teologicamente, come il rifiuto del Dio-Uomo (Nostro Signore Gesù Cristo). Naturalmente, l'ebreo disprezza e vuol dominare - conseguentemente - anche gli altri popoli non cristiani; ma principalmente l'effetto del suo odio è Cristo!
Già San Paolo scriveva dei giudei: «Hanno ucciso il Signore Gesù e i Profeti, ci hanno perseguitato, non piacciono a Dio, sono nemici di tutti gli uomini, impedendoci di predicare ai pagani per la loro salvezza» (1 Ts 2, 15-16). Il loro essere «nemici di tutti gli uomini» era specialmente perché impedivano la predicazione del Vangelo ai pagani! E così sarà fino alla loro conversione.
Sopra: Nostro Signore dinnanzi a Caifa nel film La Passione di Cristo.
Legittima difesa
Di fronte all'inganno e alla furbizia ebraica, che spinge all'omicidio e all'usura, come dovranno comportarsi i cristiani? San Tommaso d'Aquino (1225-1274), alla Duchessa di Brabante che gli poneva la questione, rispose così: l'usura è una violazione della giustizia. Ora, il dovere dello Stato è di far regnare il diritto e di correggere l'ingiustizia.
Quindi, se in un Paese gli ebrei si sono ingiustamente arricchiti mediante l'usura, l'autorità dovrà obbligarli a restituire. Dovrà anche obbligarli a cercare la propria sussistenza in un lavoro utile e onesto 41. Il fine dello Stato è di render facile all'uomo il conseguimento del suo fine soprannaturale, dandogli il benessere comune temporale, subordinato a quello spirituale. Il motto dello Stato può essere riassunto in tre parole: «Da Dio, a Dio, mediante Cristo»! La religione ebraica odia tale motto, avendo odiato e ucciso Nostro Signore Gesù Cristo.
Sopra: Ludovico I, imperatore del Sacro Romano Impero.
«Instaurare tutto in Cristo» (Papa San Pio X).
Gli occhi dei giudei si volgono verso altri orizzonti, non sono per nulla d'accordo con i cristiani sulla via da prendere. Che fare? Eliminarli, battezzarli a forza? No! Basta impedire loro di impadronirsi del timone della società civile. Le idee religiose del Talmud sono sovversive di una società fondata sull'etica naturale e cristiana. La retta ragione ci obbliga a togliere all'ebreo ogni influenza sull'educazione degli spiriti.
Purtroppo, con l'Umanesimo e la Rivoluzione Francese le cose sono andate per il verso opposto e si è rotto con quella che fu la politica della Cristianità. Allora l'ebreo si è impadronito della società, l'ha scristianizzata e l'ha cabalizzata. Se vogliamo scrollarci di dosso il giogo talmudico che ci schiaccia sempre di più, dobbiamo ritornare sinceramente a Nostro Signore Gesù Cristo, Re dei cuori e delle nazioni.
Che fare?
La vera antitesi all'ebraismo non è il particolarismo o il razzismo o l'antisemitismo biologico. No! Il problema ebraico, essendo un problema religioso e spirituale, dovrà essere combattuto religiosamente e spiritualmente. L'antidoto all'imperialismo materialista e terreno del giudaismo è il Regno dei Cieli che Nostro Signore Gesù Cristo è venuto a portare già su questa terra, come un seme che germoglierà alla fine dei tempi; tale Regno spirituale è la Chiesa di Roma, opposta all'impero d'Israele.
Se perciò vogliamo opporci efficacemente al dominio universale d'Israele dobbiamo convertirci sinceramente e totalmente a Gesù Cristo, che renderà inefficaci gli attacchi del giudaismo in attesa della sua sincera conversione, che è uno dei segni della fine di questo mondo e dell'entrata nel Regno eterno! Che le pagine del Talmud, riportate da Mons. Pranaitis, possano illuminare il lettore e fargli capire qual'è l'essenza del problema ebraico e quale debba essere, conseguentemente, l'unica vera reazione all'azione dissolutrice e rivoluzionaria della giudeo-Massoneria.
Sopra: l'ebreo Ermanno Cohen (1810-1871), entrato nel 1849 nell'Ordine dei carmelitani scalzi con il nome di Padre Agostino del SS.mo Sacramento. Ecco il racconto che fa della sua conversione: «L'8 agosto 1847, era domenica e senza timore, nonostante la presenza dei miei amici, andai a Messa. Al momento della consacrazione, sentii fiumi di lacrime scorrere dai miei occhi. La Grazia divina mi aveva colmato. Bagnato di lacrime, avvertivo un forte dolore di pentimento per la mia vita passata. All'improvviso, offri a Dio una confessione generale di tutti i miei peccati. Li vedevo tutti dinanzi a me, i miei peccati, a migliaia, brutti, ripugnanti… D'altra parte sentivo una calma sconosciuta… che Dio misericordioso mi avrebbe perdonato, per il mio profondo pentimento, per il mio amaro dolore. Sì, sentivo che Dio accettava come espiazione la mia decisione a amarlo sopra ogni cosa e di convertirmi. Uscendo dalla chiesa di Ems, mi sentivo cristiano-cattolico, anche se non avevo ancora ricevuto il Battesimo».
Articoli correlati:
- Nota sull'antisemitismo - Rapporti tra giudaismo e Massoneria
Note
1 Articolo estratto dalla rivista Sodalitium, Anno IX, nº 36, dicembre 1993-gennaio 1994, pagg. 14-21.
2 Ossia: M. Schweib, Le Talmud de Jerusalem («Il Talmud di Gerusalemme»), Parigi 1871-1889; L. Goldschmidt, Der babylonische Talmud («Il Talmud babilonese»), 9 voll., Lipsia 1896-1935; I. Epstein, The Babylonian Talmud («Il Talmud babilonese»), 34 voll., Londra 1935-1948.
3 Cfr. L'Univers Israélite, Parigi, agosto 1866, pagg. 568, 570.
4 Ibid., del 22 novembre 1935, pag. 137.
5 Cfr. Revue juive de Genève, maggio 1936, pag. 370.
6 Ibid., dicembre 1933, pag. 130.
7 Cfr. M. de Vries de Heekelingen, Il Talmud e il non ebreo, Ed. All'insegna del Veltro, Parma 1992, pag. 56.
8 Cfr. E. Zolli, voce «Talmud» in Enciclopedia cattolica, Città del Vaticano, 1953, vol. XI, col. 1715.
9 Cfr. Trattato Baba Mezia, folio 61 a (recto), Tosaphot.
10 Del Talmud esistono due versioni: quella di Gerusalemme e quella di Babilonia. Quest'ultima è la più importante ed è quella più citata. Quando si parla del Talmud gerosolomitano, lo si specifica; se non vi sono indicazioni particolari si tratta del Talmud di Babilonia. Inoltre i testi della Mishnah si citano cominciando col trattato, poi il capitolo e infine il paragrafo (ad esempio, Baba Mezia 1, 2.). Se si tratta invece di un testo della Ghemarà, si indica prima il trattato, poi il folio, il cui recto è indicato con la lettera «a» e il verso verso con la lettera «b» (ad esempio, Baba Mezia 59 a).
Il Talmud è stampato in dodici grossi volumi in folio.10 Cfr. Baba Mezia, 61 a, Tosaphot. Sembra porsi qui opportuno un riferimento al problema dell'usura ebraica, che alcuni studiosi affermano praticamente coatta, vista l'esclusione degli ebrei da tutte le attività «oneste». Nella realtà, questa ipotesi si rivela non del tutto fondata e comunque esagerata: «È certo che gli ebrei hanno praticato l'usura, anche quando occupavano nella società una posizione brillante e onorata [...]. Ad esempio, sotto i regni di Luigi VI e VII (1108-1180), che furono favorevolissimi agli ebrei [...]. Anche la loro esclusione dalla proprietà terriera non è stata totale come si pretende, e neppure la loro esclusione dalle professioni liberali» (cfr. S. Deploige, Saint Thomas et la question juive, Bloud et Barral, Parigi 1899, pagg. 44-45). Solo una spiegazione religiosa permette di comprendere il fenomeno dell'usura ebraica, fondato sulle leggi talmudiche, come si capirà dall'analisi del testo nel corso dell'articolo.
11 Cfr. Jebamoth 47 b, 109 b; Quidduschin 70 b; Nidda 13 b.
12 Cfr. Baba Kamma 113 a.
13 Cfr. I. Epstein, The Babylonian Talmud, 1935, Seder Nezikin, vol. I, pag. 664.
14 Cfr. Baba Mezia 114 b.
15 Cfr. M. de Vries de Heekelingen, op. cit., pag. 87.
16 Cfr. P. M. J. Lagrange o.p., Le messianisme chez les juifs («Il messianismo presso gli ebrei»), 1909, pag. 294, con riproduzione
del testo ebraico alle pagg. 338, 339.17 Cfr. P. J. Meinvielle, Le Judaisme dans le mystère de l'histoire («Il giudaismo nel mistero della Storia»), éd. Ste. Jeanne d'Arc, Villegenon 1983, pag. 32.
18 Cfr. Sodalitium, nº 32, pagg. 33-50.
19 Il Talmud stesso afferma la sua superiorità sulla Bibbia: «Quelli che studiano la Bibbia fanno opera buona, ma che non vale granché. Quelli che studiano la Mishnàh compiono un'opera buona, della quale saranno ricompensati, ma quelli che studiano la Ghemarà praticano le più alte virtù» (Baba Mezia, 33 a; dalla traduzione tedesca di A. Luzsenszky, Der Talmud in nichtjüdischer Beleuchtung, 1932, vol. V, pag. 7). «La Bibbia può essere paragonata all'acqua, la Mishnàh al vino, la Ghemarà al vino aromatico» (Sopherim 13, col. 2; da G. Zoppola, Imperialismo spirituale e imperialismo materiale, 1928, pag. 56). «Questa superiorità rappresentata dal Talmud [...] sulla Legge mosaica, è la causa principale dell'avversione che gli ebrei provano verso i non-ebrei, e specialmente verso i cristiani. L'amore del prossimo, insegnato dalla Legge mosaica, sarà più tardi sviluppato nei Vangeli; il Talmud, invece, lo ha circoscritto, limitandolo agli ebrei [...]. Il Talmud ha creato una mentalità che non ha nessuna affinità con il cristianesimo, e che sarà sempre in opposizione con la mentalità cristiana» (cfr. M. de Vries de Heekelingen, Israele, il suo passato e il suo avvenire, Tumminelli & C. Editori, Roma-Milano 1937, pagg. 70-74). «Si crede generalmente - continua il De Vries - [...] che l'Antico Testamento costituisca il libro base dell'insegnamento religioso per la gioventù israelitica. È un errore [...]. Il libro le cui idee e dottrine impregnano l'intelligenza del giovane israelita e formano i costumi della sua famiglia, è il Talmud» (cfr. M. de Vries de Heekelingen, Juifs et catholiques, éd. Grasset, Parigi 1939, pag. 176). La Civiltà cattolica (del 10 gennaio 1893, pagg. 147-148) è dello stesso avviso. Mons. Henri Delassus si esprime così: «Il Talmud sta al Vangelo come l'inferno sta al Cielo, come Satana a Nostro Signore Gesù Cristo» (cfr. H. Delassus, La conjuration antichrétienne, Lilla, 1910, vol. III, pag. 1118).
20 Così Mario de' Bagni nell'introduzione al libro di Mons. Pranaitis, Cristo e i cristiani nel Talmud, Tumminelli & C. Editori, Roma-Milano, 1939, pag. 8.
21 Ibid., pag. 11.
22 Circa tale omicidio sappiamo che il Tribunale di Kiev domandò alla giuria se credesse vero che «il 12 marzo 1911, a Kiev [...] in uno dei locali [...] appartenenti all'ospedale chirurgico israelitico [...], un ragazzo di tredici anni, chiamato Andrea Ioutchinski, abbia subito [...] ferite mediante uno strumento perforante all'occipitale, alla nuca e alle tempie, così come al collo; che tali ferite abbiano leso la vena cerebrale, l'arteria temporale sinistra e le giugulari; che tutto ciò abbia prodotto un'abbondante emorragia; che poi, quando il ragazzo avrebbe perso circa cinque bicchieri di sangue, sia stato ferito al torace, ai polmoni, al fegato, al rene destro e al cuore, contro il quale sarebbero stati inferti gli ultimi colpi; in tutto quarantasette ferite [...] causanti atroci sofferenze alla vittima, e quindi lo spargimento di quasi tutto il sangue del corpo e infine la morte» (cfr. A. Monniot, Le crime rituel chez les juifs, Tequi, Parigi, 1914, pag. 292). La giuria, seguita il Monniot, rispose affermativamente alla domanda, ma scagionò l'imputato principale, Manachil Mandel Beilis, di trentanove anni, abitante a Vassikof. Sei giurati avrebbero votato per la condanna e sei contro; il verdetto fu quindi: «In dubiis ad favorem libertatis». Come giustamente osserva il Monniot, questa sentenza, anche se scagionò, a causa della parità di voti, il principale imputato, riconobbe comunque il carattere rituale dell'omicidio perpetrato da fanatici in un locale dell'ospedale israelitico (ibid., pag. 293). Il corpo del giovane Andrea fu ritrovato in una grotta il 20 marzo 1911 (ibid., pag. 337); si arrivò infine al processo nel 1913. Il dr. Sikorsky medico psichiatra, professore all'Università di Kiev, interrogato dal Tribunale, dichiarò che l'omicidio era stato compiuto da più persone, con una grande perfezione tecnica e che mai degli alienati mentali avrebbero potuto usare una tale precisione. Il dottore, basandosi sull'autopsia del cadavere, mise in luce tre particolarità: l'abbondante perdita di sangue, la volontà degli assassini di causare alla vittima sia atroci dolori sia la morte (ibid., pag. 364). Infine, il dottore constatò che tutte le ferite erano state arrecate da una mano ferma, che non aumentava la violenza dei suoi movimenti sotto l'impeto della collera. Forse era la mano di una persona abituata ad uccidere le bestie. Furono ascoltati come esperti anche il sacerdote Glagoleff, professore di ebraico, e il signor Troitzky, professore di ebraico e di archeologia biblica all'Accademia di Teologia di San Pietroburgo, e infine Mons. Pranaitis che parlò dell'esistenza presso i giudei di ciò che si chiama «il dogma del sangue» (ibid., pag. 366), vale a dire l'ordine proferito dal Talmud di uccidere i cristiani. Anche Mons. Umberto Benigni in alcuni articoli da lui scritti si occupò del medesimo caso e nel 1926-1927 pubblicò a Belgrado, sotto lo pseudonimo di Eugen Brandt, due libri sull'omicidio rituale che furono tradotti in russo e in tedesco (cfr. E. Polat, Integrisme et catholicisme integral, Casterman, Tournai 1969, pagg. 362-363).
23 Così Mario De' Bagni nell'introduzione all'opera del Pranaitis, pag. 44.
24 Vedi anche Sanhedrin cap. VII, verso la fine; e Lebhammoth cap. ultimo; M. Maimonide, in Hilkohoth Akum v. 3, 4, 5.
25 È impressionante vedere come gli attuali film blasfemi sulla vita di Gesù, riprendano pari pari le bestemmie del Talmud contro il Redentore. Per studiare l'influsso dell'ebraismo sul mondo cinematografico (specialmente americano) vedi G. Valli, Dietro il sogno americano. Il ruolo dell'ebraismo nella cinematografia statunitense, S.E.B., Milano 1991.
26 Vedi anche Midrash Talpioth, fol. 255 d; Orach Chaiim 376, a; Zohar II, 64 b.
27 Vedi Chullin 91 b; Sanhedrin 58 b, Chagigah 15 b.
28 Rabbi Tam, uno degli autori delle Tosephot, morto nel 1170.
29 Cfr. Mons. J. B., Pranaitis, op. cit., pag. 169.
30 Cfr. Zohar I, 25 b; M. Maimonide, Hilkhoth Akum X, 6; Iore Dea 148, 12 Hagah.
31 Cfr. Baba Kama 113 b, Choschen Ham. 156, 5 Hagah.
32 Cfr. Iore Dea 157, 2 Hagah.
33 Cfr. Abhodah Zarah 54a; Iore Dea 159, 1.
34 Cfr. Iore Dea 158, 1.
35 Cfr. Choschen Hammischpat 425, 5; Iore Dea 158, 1.
36 Leggasi Abhodah Zarah 26, b; Choschen Hammischpat 388, 15”; Sanhedrin 59, a.
37 Cfr. Zohar I, 219 b.
38 Cfr. Sepher Or Israel 177 b; ibid., fol. 180; Ialkut Simoni 245 c. n. 772; Bamidbar Rabba 229 c.
39 Cfr. Zohar I, 38 b e 39 a; Hilkhoth Akum X, 1; ibid., X, 7.
40 Cfr. Shabbath 118 a; Sanhedrin 98 b.
41 Cfr. Sanctus Thomas, De regimine judeorum, ad ducissiam Brabantiæ, Ed. Leonina, vol. 42, 1979.